Toscana Economia – IL TIRRENO

Aug 31, 2022

Vivere senza pagare il gas: a Grosseto il condominio che si scalda con la geotermia “fai da te”

IL CARO ENERGIA
Vivere senza pagare il gas: a Grosseto il condominio che si scalda con la geotermia “fai da te”. Cos’è e come funziona di FRANCESCA FERRI
Non tutti gli italiani guardano con terrore alla bolletta del gas. Ce ne sono alcuni, anzi, che la bolletta non la ricevono neppure, ma riescono lo stesso a riscaldare casa senza neppure essere attaccati alla rete del metano. Merito di una sorta di “autarchia energetica green” che sfrutta una risorsa così abbondante da essere considerata infinita, ma poco utilizzata, se non del tutto ignorata: il calore della terra. È la cosiddetta geotermia a bassa entalpia, cioè una geotermia “fai da te” che, con un impianto casalingo da tenere in cantina, permette di attingere a quell’immenso bacino irradiato dal nucleo terrestre che riesce ad arrivare a un passo dalle suole delle nostre scarpe. Un calore che viene catturato con sonde già a 120-150 metri di profondità dove è intorno a 15-16 gradi, viene potenziato e viene messo a disposizione dei cittadini. Non ci alimenti una centrale elettrica, è vero; per quello serve la geotermia ad alta entalpia, che ha bisogno di pozzi profondi fino a 4.500 metri che risucchiano fluido e vapori geotermici. La bassa entalpia basta però per scaldarsi d’inverno e, con un meccanismo di inversione, per avere aria fresca d’estate. Il tutto senza pagare altro che l’iniziale installazione e una manutenzione sui 400 euro all’anno per 150 metri quadrati. «In Italia abbiamo la risorsa energetica sotto i nostri piedi e non vogliamo vederla – spiega Giacomo Biserni, geologo, titolare dello studio Ecogeo di Grosseto, una delle cinque-sei società in Italia che si occupano di bassa entalpia –. Nello Stivale abbiamo da 5.800 a 116mila Tetrawatt/ora – dipende dalle tecnologie usate per tirarla fuori – di energia, a fronte di un fabbisogno per tutta Italia di 330 Tetrawatt/ora all’anno. Ripeto: 5.800/116mila contro 330».Questo significa una cosa sola: «In Italia grazie a questo calore siamo già indipendenti dal punto di vista energetico – spiega Biserni – Anzi, “saremmo”. Perché in realtà è una strada che non si percorre. Che non si vuole percorrere. La geotermia in Italia è praticamente solo quella ad alta entalpia, la più remunerativa, ma anche con quella si tirano fuori appena 6 Teatrawatt/ora».In Italia si acquista dall’estero gas per l’85% del fabbisogno, pari a 80-85 miliardi di metri cubi all’anno. Di questi, il 45% serve per scaldarsi. Ebbene: la geotermia a bassa entalpia potrebbe azzerare del tutto questa voce. Ma davvero funziona? La risposta è sì. A Grosseto si fa dal 2017 in un condominio, progettato da Ecogeo e realizzato con la società CbNext. È il Palazzo Convivere, tra la stazione e il centro storico. Classificato in classe energetica A4 – proprio così: A4 – è allacciato solo all’acquedotto. Per il resto, ha sonde geotermiche che lo scaldano e, grazie a un meccanismo di “inversione motori”, lo raffrescano d’estate. Il meccanismo è alimentato a energia elettrica, ma questa viene prodotta “in casa”, anzi, sul tetto con i pannelli solari, che servono anche a dare corrente ai piani cottura delle cucine, a scaldare l’acqua e a ricaricare auto e bici elettriche in giardino. I muri del palazzo sono coibentati, gli infissi sono a prova di spiffero e così non si spreca una caloria. La bolletta, insomma, qui non entra. Per non parlare poi del risparmio per l’ambiente: «Sono 23 tonnellate di Co2 risparmiate all’anno», dice Biserni. Ovviamente, c’è una spesa iniziale. «L’impianto costa sui 12mila euro, ma si possono sfruttare gli incentivi statali che fanno recuperare dal 50% al 65% della spesa». E, importante, si può fare ovunque. Eppure questa soluzione fatica a farsi largo. «La spiegazione – dice Biserni – è semplice: i 40-43 miliardi di metri cubi di gas usati dai cittadini fruttano allo Stato altrettanti miliardi di euro in accise. Se tutti si producessero da soli il riscaldamento, lo Stato perderebbe un sacco di soldi. Ecco perché, pur di non percorrere questa strada, stanno introducendo in modo soft il concetto del “nucleare sicuro”. Ma il nucleare sicuro non è mai»
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