Castruccio Castracani era molto intelligente, aggressivo, ricco e potente, ma sapeva di non essere un re.
Lucca era una repubblica.
Allora, anche se di solito il Castracani otteneva ciò che desiderava, era consapevole che ci sarebbero stati degli ostacoli assai significativi all’ implemento del Progetto BRENDA. Innanzitutto c’era il fatto che la proprietà dove voleva costruire i baluardi massicci, che sarebbero stati connessi da mura enormi di mattoni rossi alti almeno 15 metri, era già occupata da centinaia di casine, negozi, uffici, fabbriche, strade e cose del genere.
Il Castracani chiamò il suo assistente da lungo tempo, Gerardo.
e gli chiese: “Gerardo, a Lucca in questi tempi, chi è l’imprenditore edile più furbo e capace di aver successo? Chi sarebbe in grado di portare a buon fine il progetto immobiliare più grande mai realizzato nella nostra città che diventerà poi il simbolo più universalmente riconosciuto e rispettato della nostra repubblica?”
Gerardo rispose con cautela: “Non sono un esperto in quel campo, signore. Ma visiterò il caffè Savoia nel tardo pomeriggio, e chiederò il consiglio di Cristiano degli Svizzeri,
che ha guadagnato centinaia di milioni di lire per il Banco di Lucca finanziando grandi progetti immobiliari di tutti i tipi.
Quella sera, Gerardo portò il seguente riferimento al Duca Castracani: “Cristiano degli Svizzeri esorta il Duca a considerare l’impiego di un certo signor Lenci, capo della ditta Lenci, Oaktoni & Chuti Ltd.”
“Lo faccia venire nel mio ufficio alle 10 domattina,” il Castracani ordinò a Gerardo.
La mattina dopo, il signor Lenci apparse a Palazzo Castracani su una magnifica carrozza tirata da tanti cavalli.
“A cosa devo quest’onore, mio Duca?” chiese il signor Lenci, chiandosi gentilmente.
“Si sieda per favore. Ho bisogno di diverse ore del Suo tempo. Per favore, dica al Suo assistente di cancellare i Suoi appuntamenti per oggi,” comandò un po’ imperiosamente il Duca.
“Ne sono onorato, mio Duca,” rispose il signor Lenci, dando l’ordine al suo assistente, che quindi lasciò il Duca e Gerardosoli soli nell’enorme e lussuoso studio del Castracani, pieno di
quadri favolosi, tappeti orientali, sculture, mobili preziosi e altri oggetti carissimi e rari.
Per le due ore successive, Castracani mostrò al signor Lenci centinaia di planimetrie dettagliate e bozzetti d’artista per il Progetto BRENDA,
che il Duca aveva fatto preparare per sei mesi segretamente dall’architetto più bravo di Lucca, Fede La Spezia.
Era un’opera a dir poco straordinaria. Il signor Lenci fu visibilmente scioccato e impressionato dalla vastità dell’impresa del Progetto BRENDA.
“Mio Duca, questo progetto renderà irrisorie le mura di Bergamo,
Verona,
San Gimignano,
Montagnana
e Perugia!
Le loro sembreranno giochi per bambini!” esclamò il signor Lenci eccitatissimo.
“Sì, lo so bene, rispose il Duca, “ma la domanda che Le devo fare, signore, è questa: in che modo dovrei acquistare la terra sulla quale verranno costruiti questi magnifici baluardi, mura, cannoni, e fortificazioni annesse?”
Il Signor Lenci si spostò nella sua poltrona ornata e magnifica. Era furbissimo, anzi, alcuni lo definivano brillante nel portare a buon fine le strategie immobiliari. Desiderava vincere, ed era preparato a fare tutto il necessario per farlo, ammesso che il suo cliente avesse risorse finanziarie sufficienti ad assumersi i costi della vittoria.
“Il Suo Progetto BRENDA così splendido costerà una fortuna, mio Duca. Ci vorranno sforzo e tantissimi quattrini solo per acquistare l’immobiliare necessario!” avvisò il signor Lenci.
“E’ davvero preparato a portare tutto il peso del patrimonio Lucchese a questo fine? Perché non sarà un affare semplice da realizzare, neanche per un signore dalle Sue immense risorse!”
“Sono consapevole dei costi!” rispose indignato il Duca.
“Lei non si può neanche immaginare le risorse che ho a disposizione per questo progetto! Ancora una parola sul tema delle finanze da lei, signore, e le sue prediche le costeranno anni nella prigione cavernosa sotterranea che sta molti piani sotto di noi in questo palazzo.
“MI SCUSI DELL’INSOLENZA, MIO DUCA!” disse il signor Lenci, scusandosi umilmente. “Sarebbe un onore assisterLa in qualsiasi maniera possibile!”
Adulato, il Duca rispose: “Allora mi deve dire, signor Lenci, come farebbe se le fosse dato l’incarico di acquistare tutta la vasta proprietà necessaria per il progetto BRENDA — un’impresa che deve procedere con urgenza per la difesa di Lucca contro le malvagie città di Firenze e Pisa — come farebbe?”
“Se il mio Duca dona il tempo necessario alla mia ditta per considerare l’affare, sarò pronto a portarLe delle potenziali strategie per l’acquisto della proprietà necessaria, entro un mese,” suggerì il signor Lenci.
Il Castracani studiò il signor Lenci per almeno due minuti, senza una parola. Sembrava cupo.
Il Signor Lenci disse subito: “Considerando meglio la situazione, mio Duca, credo che se i miei collaboratori più esperti ed io abbandonassimo tutti i nostri altri lavori ai nostri subalterni, si potrebbe completare la pianificazione necessaria entro una sola settimana!”
Allora il Duca sorrise di gusto, e fece segno che Gerardo gli portasse la grande scatola di legno posta dietro alla enorme scrivania del Castracani. Il Duca aprì la scatola, contò 19 soldi spessi d’oro della Repubblica di Lucca, sui quali era inciso in latino “Lucca Lucensis.”
Il Signor Lenci spalancò gli occhi con meraviglia e piacere. Senza dubbio questo era l’anticipo più grande che la sua ditta avesse mai ricevuto.
“Mi aspetto che Lei e i suoi soci lavoriate al progetto BRENDA senza pausa, giorno e notte. Mi aspetto il vostro miglior lavoro — se realizzerete qualcosa d’inferiore, Lei e la Sua ditta sarete finiti. Andrete a disegnare latrine per contadini.
“Sono stato chiaro?” disse il Castracani con un tono leggermente minaccioso.
“SI SIGNORE, MIO DUCA! PERFETTAMENTE CHIARO!!!” rispose immediatamente il signor Lenci, e Gerardo lo accompagnò al portone del palazzo.