Gigi Guinigi quasi cadde dalla seggiola. In quel momento il suo piccolo Paolo (che aveva solo quattro anni) aveva suggerito un’idea così straordinaria che la madre si chiedeva se avesse sentito bene.
“Scusa Paolo, ma cos’hai detto a tuo padre?” domandò Gigi.
“Mamma, pensavo che Papà dovrebbe costruire una torre enorme con sopra una giungla con tante scimmie,
e persino un gorilla!” disse Paolo.
“E nella giungla in cima alla torre, voglio costruire una casina su un albero e andare a starci!“
L’idea spaventava Gigi, che guardò suo marito Roberto Roberto Guinigi, anche conosciuto come “Doppio R”. La bella faccia di Doppio R sembrava divertita e stava sorridendo al piccolo.
“Roberto Roberto Guinigi” (Gigi lo chiamava sempre così quando era turbata), “spero che dirai a tuo figlio che i Guinigi NON stanno in casette sugli alberi della giungla!”
Doppio R si voltò e sorrise alla sua bellissima moglie, che gli piaceva vezzeggiare. La rassicurò: “Tesoro, lo sai che non permetterei mai a nostro figlio di vivere nella giungla” (Tarzan non era ancora stato scritto).
“Ma il nostro piccolo omino mi ha dato da pensare.”
Dopo cena, Doppio R si ritirò nel suo sontuoso studio: una sala magnifica alta 10 metri, con tre pareti coperte di libri dal pavimento al soffitto, come fosse un’elegante biblioteca in noce, che poi è esattamente ciò che era.
Sulla quarta parete c’erano quattro finestre enormi, ognuna con un mosaico intricato. Uno rappresentava
lo stemma della famiglia Guinigi,
un altro, un bel mazzo di rose rosse, rosa e gialle,
un altro una bellissima donna con in braccio una bimbina contentissima
e la quarta mostrava il profilo dei monti come se fossero visti dall’altana del palazzo Guinigi.
C’era una scala unica per salire sulla libreria, era elegante e molto preziosa in mogano verniciato e scivolava avanti e indietro tramite un attrezzo in teak che era stato fatto appositamente per lo studio del Guinigi dalla falegnameria lucchese di Giuseppe Gattino e figli di via Roma.
Doppio R spinse la scala a destra fino ad un punto a due terzi della parete nord. Poi la salí con cautela fino a sette metri d’altezza, dove trovò il libro antico di dimensioni enormi che stava cercando.
Portò giù il libro e lo pose sulla sua scrivania massiccia di legno lavorato, che era quattro volte più lunga e più larga delle scrivanie di altre persone stimate.
Guardò la copertina elaboratissima, adornata da moltissimi gioielli e pietre preziose collezionati da tutte le parti del mondo dalla sua ditta commerciale.
Al centro della copertina, il titolo del libro era dipinto in una calligrafia dorata:
BELLISSIME PIANTE DA PRENDERE IN CONSIDERAZIONE SE SI VOGLIONO PIANTARE ALBERI O SIEPI IN CIMA AD UNA FAVOLOSA TORRE LUCCHESE RECENTEMENTE COSTRUITA
Doppio R aprí il libro e cominciò a studiarlo lentamente, notando i vari alberi e le siepi pitturate su ogni pagina, facendo attenzione alle descrizioni e ai consigli dettagliati dell’autore con riguardo alle ottime temperature invernali ed estive, la quantità di pioggia, umidità, et cetera.
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Nel frattempo a palazzo Castracani, il Duca e la sua bellissima moglie, che tutti adoravano e che lui chiamava la sua “Butterfly,” prendevano il loro limoncello dopo cena e discutevano dell’ultimo favore che la famosissima compositrice Ilaria Puccini aveva chiesto al duca, suo mecenate.
Ilaria, che passava le giornate scrivendo magnifiche opere o giocando con il suo cucciolino allegro che si chiamava Irene,
aveva chiesto al duca di finanziare una nuova opera che avrebbe avuto la sua premiere mondiale al Teatro del Giglio nell’autunno del 1321.
L’idea di base della nuova opera era che
tanta gente vestita come personaggi fantastici di famosi libri e racconti (non c’erano ancora i film), si sarebbero incontrati e avrebbero interagito allegramente dentro le mura di Lucca,
e naturalmente ci sarebbe stata anche una tenerissima storia d’amore.
Ilaria Puccini proponeva di chiamare la sua nuova opera Madame Irene.
Il duca chiese alla sua bella moglie cosa ne pensasse, e lei disse: “Mi piace molto l’idea di tanti giovani a Lucca con bei costumi, che imitano personaggi famosi di racconti e di libri e la storia d’amore è molto carina, ma non sono sicura sul nome della protagonista, mio Duca — Irene?”
Il duca rise e batté la mano gentilmente sul tavolo. “Come al solito, siamo completamente d’accordo, la mia bella Butterfly! Se solo si riuscisse a convincere Ilaria Puccini a scrivere un’opera con te come la protagonista, mia cara Butterfly!”
Il duca rispose immediatamente a Ilaria Puccini con una lettera, nella quale declinava il finanziamento della Madama Irene proposta, sottolineando che però forse la sua bellissima Butterfly e lui sarebbero stati interessati al progetto se il nome della protagonista fosse cambiato in qualcosa di più romantico.
Frettolosa e brillante, Ilaria Puccini sussurro` “Idiota!” e gettò la lettera nel suo raccoglitore, che per centinaia di anni venne poi trasmesso ai suoi discendenti, fino ad arrivare finalmente ad un giovane lucchese con un talento per la composizione, che fu inoltre enormemente affascinato dal contenuto della lettera del duca alla sua antenata.
Ma sto divagando…torniamo al racconto:
Il Castracani si svegliò presto la mattina seguente, e come al solito sentì il bisogno di essere molto produttivo.
Comincio’ con la colazione quotidiana, che quasi sempre consisteva in
due cappuccini e due fette di buccellato tostato, una fetta con il burro, e l’altra senza.
Concentrò tutte le sue energie mentali e la sua volontà di ferro sul suo obiettivo prediletto:
Progetto BRENDA.