PARTE SECONDA: LA POLITICA

Da dov’è nata la voglia di fare il sindaco?

L’avventura nel mondo del vino, sì, è andata bene.  Siam’ partiti con un’azienda che ha fatto zero bottiglie ed è arrivata a più di 200,000 bottiglie – è stata una bell’esperienza – ha anche funzionato dal punto di vista economico, però io sono fatalista.  Si vede che c’erano tutte le condizioni perché invece il destino mi portasse alla mia città – 

prima per l’amore e ripeto sono felicemente tornato e contento di essere qua,  

e l’altra perché la politica mi è sempre piaciuta.  

Io mi ero già avvicinato alla politica nel 1994, quindi stiamo parlando di quando nacque Forza Italia ed io sono stato il primo presidente dei giovani a Lucca, era febbraio del 1994.  Poi la politica l’ho seguita in maniera anche attiva per un paio d’anni, poi in realtà, finito i miei studi sono andato a vivere all’estero. Quindi la politica l’ho sempre riguardata da fuori.  E quando sono tornato a vivere a Lucca invece ho cominciato di nuovo a riseguirla ed a appassionarmi.  

Poi ci sono state magari alcune persone che hanno spinto di più perché io ci ripensassi, e alla fine mi sono convinto di provarci.

C’è stato un mentore?

Sì, lo dico sempre il mio mentore è stato Vincenzo Placido (papà di Beniamino, mio amico), che è la persona che ha fatto politica per sempre, ora purtroppo è morto, quindi non ha potuto vedere il risultato finale. 

Era conosciuto nel mondo della politica.  Era quello che vedeva in me una persona che poteva avere le carte per impegnarsi in politica quand’io ancora non le vedevo.  E’ stato bravo. E’ stato visionario ed aveva ragione lui.

Quali consigli le ha fatto?

Più che altro, di impegnarmi, perché secondo lui avevo le caratteristiche umane e professionali per poter dar un contributo alla città.  E quindi, il suo consiglio era quello di crederci, davvero. Perché magari, non ci credevo come lui.  Poi alla fine ho iniziato a crederci davvero, fino ad esser qua oggi.

La politica delle volte può consumare la vita…

E’ vero. Per ora la politica è impegnativa anche dal mio punto di vista, ma insomma…

Come mai tenersi il ruolo di assessore di grandi eventi?

Perché io, per il momento almeno (poi vedremo strada facendo), io conosco Lucca Comics dal 2011; io sono stato sempre insieme a Beniamino Placido. Abbiamo collaborato alla nascita dell’area movie dei Comics, c’era ancora il sindaco Favilla a quel tempo. Ci dettero fiducia il team di lavoro, il quale c’è ancora: Renato Genovese, che era il direttore in quel momento, e Emanuele Vietina, che era il vice-direttore.  Ci hanno aiutato alla nostra idea di far nascere quest’area movie, che comunque era una cosa che i Comics sicuramente prima o poi avrebbero fatto, ma Beniamino ha avuto l’intuizione di farlo per primo, di pensarla per primo.

E io ero la parte operativa di questo progetto. Quindi sono stato lì dal 2011 al 2018, poi ho avuto l’onore di fare il presidente [dal] 2018 fino alla metà del 2020.

E quindi la delega ai grandi eventi l’ho tenuta io perché conosco in profondità tutte le problematiche che ci sono nella parte logistica, la parte operativa, la parte organizzativa, e conosco anche tutti i benefici che portano alla città questi eventi.

Quindi visto che la politica dev’essere brava da una parte, far sì che questi eventi ci siano e ci siano sempre di più, e dall’altra anche spiegare alla città che magari vede la parte dei disagi, perché obiettivamente ci sono, ma cercare anche di spiegare quanto beneficio portano.  

Per il momento, penso di essere la persona più adatta, se non altro perché c’ho tanta esperienza. Poi piano, piano, sicuramente sarà una cosa che non voglio tener per sempre, [ma] penso che sia utile per il momento tenerla io.

Quanto guadagna la città con questi eventi? 

Ce l’abbiamo, tutto misurabile, soprattutto due elementi quelli che sono la valutazione degli eventi: l’indotto che creano, e quindi quanti soldi vengono poi spesi sul territorio, da tutti punti di vista, quindi quelli che vengono poi spesi negli alberghi, nel food, nel beverage, nei negozi extra, e poi al loro volta, il bar che guadagna, poi dopo va magari a comprare il gioco per il figlio, le scarpe, eccetera, eccetera, e quindi è tutta una rete.  

E Lucca Comics è certificato dalle MT; si sta parlando di oltre 60 milioni solo per i biglietti venduti, poi c’è tutto l’indotto delle persone che vengono senza biglietto – e stiamo parlando di oltre 75, 80 milioni di euro per i Comics.  

Summer Festival ora non ricordo la cifra esatta, però c’è una certificazione anche lì dell’Università di Pisa; era sempre nell’ordine di varie diecine di milioni di euro. 

E poi c’è la Media Evaluation, che è quello che spenderebbe il comune per farsi pubblicità sui media se volesse comprare la pubblicità. No? Per dire quando si dice il nome Lucca, Lucca Comics, Lucca Summer Festival, Lucca Film Festival, eccetera, eccetera, quella è un altro dato. E anche lì per i Comics, è certificato dall’Eco della stampa, ch’è un organo indipendente, quindi non è che lo diciamo noi, o lo dicono i Comics, lo dice veramente un ente terzo, ora io non ricordo, però c’è un bilancio sociale del 2019 (perché l’ultimo quello pre-pandemia), era anche lì tipo 15 milioni, 20 milioni, ora non me la ricordo la cifra, una cifra enorme.

E questa pubblicità poi ritorna ad essere ricaduta su Lucca, perché chiaramente quando uno viene a Lucca e dice “Lucca è bella” comunque “Lucca” diventa pubblicità per gente che poi torna in anni diversi per una nuova manifestazione.

Ormai penso che sia opinione prevalente che s’è capito: non è solo una questione di soldi [che vale], è proprio una questione di immagine per la società, per la città, perché è chiaramente l’immagine positiva che danno, perché poi Comics è un evento sano, il Summer Festival idem…

Quando ero in Argentina, lo dico sempre, il mio campione zero quando andavo a vendere il vino nel mondo, all’inizio anni 2000 fino al 7, 8, 9,10, dicevo “Sono di Lucca” e nessuno sapeva mai [dove fosse]. Dovevo sempre dire “vicino Pisa”, “vicino Firenze”.  Nella seconda deca degli anni 2000 per i Lucca Comics e per il Summer Festival e poi quando finalmente anche Puccini è stato più legato al nome di Lucca, ho cominciato a trovare gente negli stati uniti che gli dicevo “Son di Lucca” e facevano, “Ah sì, ci hanno suonato i Rolling Stones, ci avete fatto l’anteprima del film Thor,” queste cose qui sono campioni zero che tanti cittadini che hanno viaggiato sanno che la Lucca è conosciuta grazie a questi eventi

Lei è di Lucca, ma da dove a Lucca?

Sono nato a Monte San Quirico, che era la casa dei miei nonni, poi ho vissuto alla Maolina, poi sono venuto a vivere in città, quindi ho vissuto sia fuori che dentro.  Ho vissuto in città fino a che non sono andato alle medie, poi a San Lorenzo di Moriano, quindi quella è la zona dove ho passato tutta la mia adolescenza fino a 25 anni.  Poi dopo sono andato a vivere da solo in Piazza Anfiteatro, e poi ho vissuto prima a Londra, poi in Argentina, poi sono tornato quando ho conosciuto mia moglie, sono tornato in Piazza Anfiteatro sempre. Ed ora sto fuori dal centro città.  Quindi ho vissuto tanto sia il centro storico, sia la campagna di Lucca, in entrambi posti via. Quindi ho girato varie zone, quindi conosco bene questa parte della Morianese, Monte San Quirico, il centro storico, Piazza Anfiteatro che più centro di quello non c’è.  Ma Piazza Anfiteatro alla fine era una zona dove c’era tanto turismo ma non c’era la mala movida, non c’è mai stata, più o meno è così.

Quartieri della città che l’hanno votato: avevano problemi non risolti?

Io penso che più che problemi [che li hanno portato a votare per Pardini] sia stato quanto in alcune zone siamo stati bravi a fare capire il nostro progetto generale, e poi, per esempio, sono andate bene le zone dove avevo vissuto: Morianese l’ho vinta anche al primo turno. La zona dove vivo ora, ho vinto.  Quindi erano andate bene delle zone dove forse c’era più conoscenza anche delle persone, perchè poi al livello amministrativo si votano le persone e l’affidabilità che possono dare ed i progetti che vogliano fare per la città, più che il colore politico.

Ha detto di voler essere giusto – di presentare un’amministrazione equa.

Ci sono state decisioni prese dal Tambellini che le sono sembrate ingiuste?

Ingiuste ora è un termine forte – diciamo che decisioni che non ho condiviso. Giuste-ingiuste non mi permetto di giudicare.  Diciamo cose che non avrei fatto, però tipo… vabbene, diciamo son tutte scelte politiche poi alla fine. Quindi in campagna elettorale si è parlato di alcune situazioni, non avrei fatto certe opere o ne avrei fatte altre, però ogni amministrazione poi ha la legittimità di fare le sue scelte. Uno le attacca politicamente parlando, le discute e poi ne farà altre.  Noi dovremo essere bravi a fare discontinuità. Ci sono tante scelte secondo me.   

Desidera che ci siano più discussioni?

Più assolutamente partecipazione delle persone.

Come assessore, ha anche la responsabilità della verifica della PNRR per semplificare la burocrazia…

La burocrazia va semplificata sicuramente in Italia perché questo io purtroppo so 

che se ne parla dal 1994, perché quando ho iniziato a seguire la politica era una cosa che Berlusconi diceva quotidianamente, sono passati 28 anni, e la burocrazia forse è peggiorata.  

Quindi la politica deve aver l’obbligo, tutta la politica, perché così non si può sicuramente fare impresa in maniera efficace, non si può aiutare cittadini in maniera efficace se ogni decisione deve passare da una burocrazia lunghissima e complicata.  

Poi quello che può fare un comune l’abbiamo detto è cercare di utilizzare soprattutto il concetto di smart city perché la smart city per definizione, alcune procedure, alcune decisioni ed alcune cose che poi son tangibili per il cittadino, le vede.

Il fatto che il cittadino può dialogare attraverso uno smartphone piuttosto che d’andare negli uffici. Bisogna andare in quella direzione [della smart city].

La transizione digitale eccetera è anche nella PNRR, quindi è tutto collegato. Quindi per il cittadino cercare di fargli perdere il meno tempo possibile negli uffici – essere gli uffici che vanno dal cittadino insomma, concettualmente – questo è un passo avanti.

Poi però c’e la  burocrazia, quella delle leggi regionali e nazionali che non dipendono da noi, ma noi bisogna fare pressione noi, ma [anche] tutt’il paese, tutti i cittadini perché la politica abbia il coraggio, quella nazionale, di snellire il più possibile.  Quest’è il grande problema dell’Italia in generale.

Mi piace la trasparenza…

Ci vuole tanta informazione, perché poi in realtà tante procedure sono già abbastanza digitali eccetera, ma non si sa. Bisogna pubblicizzarlo di più, perché magari alcune persone possono andare a fare un certificato in ufficio che potevano fare da casa, però non lo sanno. Poi per carità, le gente deve anche imparare a  cercare informazioni, però bisogna essere bravi noi a renderle facilmente accessibili.

Quali sono gli accordi che ha fatto durante gli elezioni con candidati della destra…

Questo è perché fra il primo turno ed il secondo turno… io ho fatto l’accordo con quelli che sono arrivati sotto, prima del voto del ballottaggio. 

Gli accordi sono stati con Barsanti e Cecchini proprio solo su punti del programma. Per esempio, siamo tutti stati d’accordo che bisogna sistemare, rivedere e cambiare il piano operativo, tutti e tre, quindi s’è fatto l’accordo su quello. Siamo d’accordo tutti e tre che bisogna fare parcheggi nuovi, investire nel nome di Lucca e Puccini, investire nel teatro, investire nei musei. Queste cose qui non è che sono robbe di un partito o di un altro, dovrebbero essere robbe per la città. Sono progetti per interesse della città e quindi gli accordi sono stati fatti su questi punti.

Ci sono diversi immobili abbandonati da tanti anni. Cosa propone fare con questi?

Per quello secondo me il piano operativo deve andare verso la rigenerazione e risanamento degli immobili, praticamente deve passare attraverso non il consumo di suolo. Non c’e bisogno di costruire del nuovo, c’è bisogno che quello che gia c’e possa essere ristrutturata, però per farlo deve dare delle certezze a chi lo fa, perché è chiaro che chi lo fa, lo fa anche per guadagnarci ma non è che è uno speculatore ma uno che sta investendo, tanto se no rimangono queste caserme e questi ruderi.  Quindi deve mettere in condizione chiunque voglia farlo di poterlo fare in rispetto ovviamente dei limiti della legge etc, però non dev’essere neanche sempre un freno perché se non è la burocrazia anche questa.

E possibile farlo?

Sì. Incentivi sì, ma in realtà qui, certi immobili non vengono sistemati perché è complicato… E’ chiaro che se io ci ho una domanda di case ma non ci ho domando di uffici è inutile che io dica poi che io faccio uffici, se intanto non c’e nessuno che li vuole, perché dev’essere un discorso anche poi di mercato. Quindi bisognerebbe essere anche più attenti alle esigenze che ci sono del mercato. 

E per creare lavori?

L’amministrazione non deve creare lei il lavoro, perché non può. Non è il suo lavoro.  Ma deve mettere in condizione chi vuol creare lavoro di poterlo fare togliendo tutti diciamo gli impedimenti burocratici o comunque aiutando.

Magari tante persone vorrebbero fare un attività, e poi lasciano perdere perché non riescono neanche a capire come fare a partire perché vanno in ufficio.  Io l’ho visto quando facevamo il vino e si voleva importare in Italia, insomma c’era tutto un macello, chiedevi tre cose a tre uffici diversi e ti davano tre informazioni diverse.  Quindi questo fa passare poi la voglia di far le cose, se uno non è proprio determinato, etc vabbè quindi niente

L’amministrazione non è che sostiene con incentivi e basta. E’ quella che mette in condizione chi vuole lavorare ed investire di farlo meglio.

C’è qualcuno che farà questo lavoro per l’amministrazione?

Sì è il lavoro che devono fare gli assessori: l’assessore al commercio, al turismo, all’edilizia cioè nel senso che chi sposa un progetto ha capito tutta la filosofia di tutta la nostra amministrazione, e siamo tutti concordi su questa linea.

Sono poche settimane che fa il sindaco, ma c’è un obiettivo che ha già raggiunto del quale è orgoglioso?

Diciamo che sono contento quando le persone ci dicono che siamo molto presenti – e stiamo dando già un’immagine perché non stiamo fingendo, siamo noi.  Quindi se questa cosa è già passata nella cittadinanza, bene, perché nessuni di noi sta facendo niente di diverso che essere se stesso – e quindi ci verrà bene farlo. 

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